L’idea di perfezione fotografica è un concetto piuttosto soggettivo. Ci sono i puristi del “la vera fotografia non richiede postproduzione, ma solo un buono scatto”, c’è poi chi ritiene che il massimo lo si ottiene con un buono scatto e un buon ritocco in postproduzione. C’è anche chi fa della pessima postproduzione a dei pessimi scatti, ma quella è un’altra storia che verrà raccontata un’altra volta.

 

Noi di AD siamo dell’idea che un buon mix di tecnica dello scatto e una buona postproduzione sia la chiave del successo di una foto, ma c’è un tale Bobby Doherty che ha portato la postproduzione a livelli ancora più alti. Alla base del suo lavoro ci sono ottimi scatti iperealistici, chiari e nitidi, saturatissimi, i quali vengono poi manipolati e trasportati su sfondi falsi e in colori block, oppure montati in sequenza per creare delle curiose texture identicamente ripetitive all’apparenza, ma generate da elementi diversi con dettagli diversi. Insomma Doherty è fotografia dichiaratamente postprodotta.

 

 

 

Splendidi anche gli scatti che ritraggono le dive del passato con indosso capi delle ultime sfilate. La postproduzione c’è e si deve vedere.

 

 

Un altro capitolo lo si deve riservare al sito internet di Bobby Doherty, per il quale la parola minimale è assolutamente un eufemismo, ma che non si esime dall’essere piacevole e divertente.

 

 

Questa fintissima perfezione racconta un artista ironico, che riesce perfettamente a prendere in giro la contemporaneità descrivendola satiricamente e distaccatamente allo stesso tempo. Le sue foto sono kitsch ma la sua fotografia no. Lui stesso, citando a sua volta qualcun altro,  ha dichiarato che:

“Bisogna avere buon gusto per apprezzare l’ironia che c’è nel celebrare il cattivo gusto. Se hai cattivo gusto, non capirai mai quell’ironia.”

 

Un artista che ha sfumato i confini tra grafica e fotografia, come già alcuni suoi colleghi del passato avevano provato a fare, ma in un modo nuovo e fresco.

Anche se non fresco quanto questi lamponi.

 

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