strato #2 – L’ARTE DEL TERRORE
| April 3rd, 2015Il mondo dell’arte è generalmente considerato il mondo della bellezza per antonomasia. La pittura, la scultura, l’architettura e persino la musica sono il frutto di delicati equilibri e proporzioni perfette. Opere godibili, piacevoli. Tuttavia l’arte contemporanea ha un po’ ribaltato il concetto di arte stessa evidenziando un aspetto già presente nella storia, ma spesso sottovalutato: l’orrido attira più del bello. Una cosa bella la si può guardare ma una cosa brutta la si deve guardare per forza. La morbosa curiosità per le cose che non corrispondono ai canoni prefissati è la caratteristica primordiale dell’essere umano. Non a caso siamo attratti dai fenomeni paranormali e dal mistero. Ecco, il mistero è alla base delle cose brutte: il loro aspetto è imprevedibile, ne vediamo una parte, ma non sappiamo cosa ci sia dall’altra ed è per quello che continuiamo a guardare, in attesa che cambi o che ne scopriamo una parte nuova e inaspettata.
Ovviamente sin dall’alba dei tempi la bruttezza, l’orrore, ciò che ci perturba è oggetto di segreta ricerca, ma è stata appunto l’arte contemporanea a sdoganarne l’efficacia comunicativa. Questo perché nel corso degli anni l’uomo è stato abituato a guardare l’aspetto formale delle cose, a lasciare che fosse la mera estetica a comunicare sensazioni. Ma con l’avvento della filosofia moderna e della psicanalisi l’uomo ha avuto bisogno che fosse il suo inconscio e la sua intera sfera psicologica ad essere impressionati da quello che guardava.
Quando, a partire dal XIX secolo, l’uomo ha iniziato ad interrogarsi maggiormente sulle sue sensazioni e sui suoi istinti, il mondo delle arti ha subìto un netto cambiamento: la decadenza, la rassegnazione hanno spesso preso il posto di quella che precedentemente poteva essere interpretata come una “bellezza forzata” una sorta di condizione obbligata per dilettare lo sguardo e la mente del fruitore. In letteratura Edgar Allan Poe apre le finestre del suo tormentato immaginario, lasciandoci sbirciare un mondo fatto di tetre suggestioni, avvenimenti cruenti e tristi verità, regalandoci quelli che ancora oggi sono considerati dei capolavori letterari perché crudi, reali. Abbandonato il mero virtuosismo della forma, la letteratura è più vicina alla realtà, le emozioni più condivisibili, e i lettori ne risultano più affascinati e coinvolti. Nei suoi racconti Poe tiene col fiato sospeso, sconvolge, tranquillizza, spaventa ma non lascia mai spazio alla noia. La casa Usher prende forma dinnanzi ai nostri occhi e ci sembra di non aver ancora aperto abbastanza porte, di non aver ancora mai percorso abbastanza corridoi: non sappiamo, non ne conosciamo il destino ed è per quello che abbiamo bisogno di continuare a leggere. L’abbandono delle leziose ed eccessive licenze poetiche permette al lettore di non distrarsi e di non saziarsi della storia, se non una volta assaporate le ultime parole. Il perturbante ha questo potere: rende curiosi e la curiosità non è altro che il motore delle emozioni.
Qualche anno più tardi Freud ha dato delle giustificazioni documentate di quanto sopra affermato, difendendo il potere dell’inconscio, restituendo importanza al significato dei sogni, alla ragione delle paure più remote. La psicanalisi ha segnato l’inizio della voglia di interrogarsi e di assecondare le proprie pulsioni. Certo, ci vorranno diversi anni ancora per sollevare l’ingombrante e polveroso tendone della censura e soprattutto dell’autocensura, ma sicuramente il primo passo verso una maggiore consapevolezza del concetto di piacere era stato fatto: dopo secoli di imposizione di canoni e metri di giudizio, l’uomo è finalmente libero di lasciarsi sopraffare dalle sensazioni vere, buone o cattive che siano.
Presa questa direzione, il XX secolo è stata la vera culla di tutte le suddette riflessioni. Basti pensare ai freaks, i fenomeni da baraccone, e la silenziosa ma radicata diffusione dei Penny dreadful all’inizio del secolo. Questi ultimi erano piccoli volumetti venduti, per l’appunto, al prezzo di un penny, narranti thriller e storie del terrore con personaggi di origine gotica o natura grottesca. La cosa significativa è che questi libricini erano venduti a puro scopo di intrattenimento e il prezzo accessibile li ha resi forse la forma di letteratura più popolare nell’Inghilterra vittoriana e post-vittoriana. Tant’è che presto la tendenza si diffuse finanche nella letteratura più colta, fino ad arrivare ai giorni nostri nelle vesti di grandi classici. Basti pensare che la storia di Sweeney Todd, portata sul grande schermo da Tim Burton, altri non è che uno dei più celebri Penny dreadful.
Ma la letteratura non è l’unico campo in cui questo concetto ha preso piede. Anthony Vidler, architetto e docente di Storia dell’Architettura a Princeton, ha scritto numerosi saggi sul concetto del perturbante nell’architettura, evidenziando quanto l’architettura post-moderna sia stata profondamente influenzata dalla voglia di sfidare i limiti dell’esplorato. I grattacieli sono un classico esempio di questa voglia di esagerazione, di esasperazione di un concetto. Più alti, più maestosi sono, più sono affascinanti. La sensazione di piccolezza, di totale insignificanza che si avverte stando ai piedi di questi edifici è talmente forte che ha portato i progettisti a spingersi sempre oltre, sempre più in alto. La paura di una presenza così gigantesca e l’incontrollabilità delle sue dimensioni sono proprio gli elementi che rendono i grattacieli così speciali, belli. Il fascino del perturbante è dunque la nuova bellezza anche in architettura. Questo concetto lo ritroviamo alla base di ogni ambientazione fantasiosa e fantascientifica che si rispetti: il segreto di una scenografia ben riuscita, nel teatro come nel cinema, è infatti la costruzione di un’architettura che l’uomo non ha ancora mai visto, un’architettura che va oltre il conosciuto e più l’uomo va avanti ad esplorare, più queste disquisizioni di stile diventano più tortuose. La visione quasi caleidoscopica di New York in un ipotetico futuro che troviamo in Metropolis rimane uno dei progetti utopistici più seducenti della storia dell’architettura. Così come la Gotham City che appare in Batman o la tetra metropoli in cui si svolgono le vicende di Blade Runner , fino ad arrivare agli scenari completamente virtuali di Tron. Più la scenografia diventa incontrollabile, a tratti spaventosa, più lo spettatore si sente immerso nel film, complice anche il pathos dettato dalla colonna sonora.
Tuttavia il campo in cui il concetto di perturbante ha avuto un ruolo fondamentale negli ultimi tempi è senza dubbio il mondo delle arti figurative. L’arte contemporanea pullula di opere grottesche. Installazioni spaventose e rivoltanti, spesso arricchite da interventi di arti performative, riempiono i maggiori musei d’arte contemporanea di tutto il mondo, assumendo il ruolo di attrazioni di maggior successo. Artisti come Maurizio Cattelan o Damien Hirst mettono in scena i mali moderni nel modo più efficace: senza mezzi termini. Vediamo Hitler inginocchiarsi e pregare, bambini venire impiccati, cadaveri coperti da lenzuola, muri interi di pillole e teschi tirati a lucido come fossero idoli e la gente ci si ferma davanti come inebetita, coinvolta come non mai.
L’efficacia comunicativa delle controverse opere di Paul McCarthy, rappresentazioni grottesche di esagerati feticismi sessuali che invadono simboli politici e sociali sono un esempio lampante di quanto ci piaccia guardare attraverso lo spioncino della porta. Scandagliamo con gli occhi ogni singolo dettaglio, con una crescente sete per l’orrore, per la sorpresa e non vediamo l’ora di rimanere impressionati da qualcosa per poter portare impressa dentro di noi quella sensazione. Le enormi teche dei fratelli Chapman, ad esempio, sono il bersaglio perfetto per tutti i voyeur che non vedono l’ora di sorprendersi a ridacchiare mentre osservano piccole scene tanto imbarazzanti quanto appaganti.
Ultima nell’ordine di scoperta è la giovane artista Merve Morkoç e i suoi volti sfigurati e deturpati, magnifici mostri la cui normalità è stata sacrificata in onore del terrore. Sconcertante ma bellissimo terrore.